Pioggia e sole cambiano la faccia alle persone. Fanno il diavolo a quattro nel cuore e passano e tornano e non la smettono mai.
Sempre e per sempre tu ricordati dovunque sei, se mi cercherai.
Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai Ho visto gente andare, perdersi e tornare e perdersi ancora e tendere la mano a mani vuote E con le stesse scarpe camminare per diverse strade o con diverse scarpe su una strada sola.
Tu non credere se qualcuno ti dirà che non sono più lo stesso ormai .
Pioggia e sole abbaiano e mordono ma lasciano, lasciano il tempo che trovano.
E il vero amore può nascondersi, confondersi ma non può perdersi mai:
Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai.
Parafrasando un verso di un testo del grande mito Lucio Battisti
“Lascia che accada” (tutto quel che c’è)
Lascia che accada tutto quel che c’è niente ti può incollare a me scivola via questo piccolo fragile senso d’amore il mondo invece sta a guardare come un cerchio di mille colori che si intrecciano nei passanti senza volto
lascia cadere tutto quel che c’è mani che si intrecciano sguardi che si cercano odori che si confondono quì tra le lenzuola di seta
ed il mondo invece…sta a guardare mentre noi nasciamo a nuova vita
lascia che accada tutto quel che c’è lascia cadere tutto quel che c’è.@
Testo italiano Fabrizio De André e Francesco De Gregori
Testo e Musica di Bob Dylan
Autori: di “Via della Povertà” De André /De Gregori/Dylan
Via della povertà (versione anni “80)
Il Salone di bellezza in fondo al vicolo è affollatissimo di marinai prova a chiedere a uno che ore sono e ti risponderà “non l’ho saputo mai”.
Le cartoline dell’impiccagione sono in vendita a cento lire l’una il commissario cieco dietro la stazione per un indizio ti legge la sfortuna e le forze dell’ordine irrequiete cercano qualcosa che non va mentre io e la mia signora ci affacciamo stasera su via della Povertà.
Signorile sembra così facile ogni volta che sorride ti cattura ricorda proprio Bette Davis con le mani appoggiate alla cintura. Arriva Lombardi trafelato e le grida “la sinistra sei tu!” ma qualcuno gli dice di andar via perché ormai non esiste piu’ e l’unico suono che rimane quando l’ambulanza se ne va è Signorile che spazza la strada in via della Povertà.
Mentre l’alba sta uccidendo la luna e le stelle si son quasi nascoste la signora che legge la fortuna se n’è andata in compagnia dell’oste. Ad eccezione di Abele e di Caino tutti quanti sono andati a far l’amore aspettando che venga la pioggia ad annacquare la gioia ed il dolore e il Cardinal Marcinkus sta affilando la sua pietà se ne andrà a far la questua stasera in via della Povertà.
Al Quirinale sono disperati Sandro Pertini è diventato vecchio e Andreatta piange sconcertato vedendo Craxi che ride nello specchio.
Sofia è dietro la finestra tutti quanti le hanno detto che è bella non ha ancora 53 anni e mai nessuno l’ha chiamata zitella la sua fuga sarà molto romantica trasformandosi in oro se ne andrà si è stufata di andare avanti e indietro in via della Povertà.
Mongolfini travestito da pallone ha nascosto i suoi appunti in un baule è passato di qui un’ora fa diretto verso l’ultima Thule, sembrava così timido e impaurito quando ha chiesto di fermarsi un po’ qui ma poi ha cominciato a fumare e a recitare l’A B C ed a vederlo tu non lo diresti mai ma era famoso qualche tempo fa per suonare il violino elettrico in via della Povertà.
Ci si prepara per la grande festa c’è qualcuno che comincia ad aver sete Woityla ha gettato la ghiara si è travestito in abiti da prete sta ingozzando a viva forza Berlinguer per punirlo della sua frugalità lo ucciderà parlandogli d’amore dopo averlo avvelenato di pietà e mentre Woityla grida 4 suore si son spogliate già Berlinguer sta per essere violentato in via della Povertà.
E bravo Carboni mattacchione il paese sta affondando nella merda e gli Anarchici tutti annegati e il capitano grida “ce ne stanno ancora”, e Agnelli e Indro Montanelli fanno a pugni nella torre di comando i suonatori di calipso ridono di loro mentre il cielo si sta allontanando e affacciati alle loro finestre nel mare tutti pescano garofani e lillà e nessuno deve più preoccuparsi di via della Povertà.
Il tuo articolo l’ho letto proprio ieri ci hai messo dentro tutto quel che sai ma non essere ridicolo non chiedermi “come stai”, questa gente di cui mi vai parlando è quasi gente come tutti noi non mi sembra che siano mostri e né tanto meno eroi e non mandarmi altre bozze da correggere nessuno ti risponderà se non provi a spedirmi i tuoi articoli da via della Povertà.
No. Io sono un uomo di cultura.
Io con quelli lì non ci vado, sono testacchioni.
Sì, forse l’impostazione è anche giusta, ma ci sono troppe cose
Certo che il mondo va male, vuoi che non lo veda?
Sono più a sinistra di loro, io.
È che loro sono ingenui, ignoranti, non hanno dubbi.
Mentre io, io sono un problematico e prima di prendere una decisione
Gli intellettuali sono razionali
lucidi, imparziali, sempre concettuali
sono esistenziali, molto sostanziali
sovrastrutturali e decisionali.
(Parlato) Poi dicono, gli intellettuali.
È chiaro, siamo su un altro livello.
Loro vanno lì, si picchiano coi fascisti, con la polizia.
Cosa risolvono? Non scavano, sono grossolani.
Io sono anche magro. Diffido della gente robusta.
Gli operai. No, intendiamoci, io sono più a sinistra di loro.
È che tanto non si può far niente. Toh! Un po’ di vento.
E questa foglia che mi batte su un occhio…
Agire, dicono, bisogna agire. Che fastidio, questa foglia…
Bisogna vedere come si agisce e se si può agire.
Intanto batte, eh… Cosa posso fare?
Niente, non c’è niente da fare.
Gli intellettuali fanno riflessioni
considerazioni piene di allusioni
allitterazioni, psicoconnessioni
elucubrazioni, autodecisioni.
(Parlato) Che fastidio, questa foglia.
Batte sempre più forte.
Cosa posso fare?… Niente, non c’è niente da fare.
Va a finire che perdo l’occhio.
Occhi da orientale che raccontano emozioni sguardo limpido di aprile di dolcissime illusioni tutto scritto su di un viso che non riesce ad imparare come chiudere fra i denti almeno il suo dolore Più di cinquecento notti già mi sono innamorato di una bocca appena aperta di un respiro senza fiato se potesse questo buio cancellare l’universo forse ti potrei guardare e non sentirmi così perso
ma tu dormi ancora un po’ non svegliarti ancora no ho paura di sfiorarti e rovinare tutto no, tu dormi ancora un po’ ancora non so guardarti anch’io nel modo giusto nei tuoi occhi disarmanti
sono occhi di ambra lucida tra palpebre di viole sguardo limpido d’aprile come quando esce il sole ed io sarò la nuvola che ti terrà nascosta perché gli altri non si accorgano di averti persa
ma tu dormi ancora un po’ non svegliarti ancora no ho paura di sfiorarti e rovinare tutto no, tu dormi ancora un po’ ancora non so guardarti anch’io nel modo giusto
nei tuoi occhi innocenti disarmanti devastanti quei tuoi occhi che ho davanti tienili chiusi ancora pochi istanti
occhi da orientale che raccontano emozioni ed io cos’altro posso fare io posso scrivere canzoni i tuoi occhi…
se potesse questa musica annullare l’universo forse ti potrei guardare e non sentirmi perso nei tuoi occhi… disperso… nei tuoi occhi.
In un giorno qualunque a Milano io e te il rumore della pioggia ci faceva stringere In un giorno qualunque me l’avevi promesso io ci avevo creduto e ci credo anche adesso
Era un giorno qualunque era un giorno diverso quando ti ho conosciuto davvero quando forse ti ho perso
E all’improvviso sento che il cuore mio si è spento mi chiedo come hai fatto ad inventarti tutti All’improvviso piangerò, finché sei qui non lo farò non sarò il tuo tormento mi tengo ciò che sento
In un giorno qualunque credevo mi amassi io cammino da sola tu ritorni sui tuoi passi Dentro un giorno qualunque dentro un giorno importante la tua parte migliore l’hai perduta per sempre
E all’improvviso sento che il cuore mio si è spento mi chiedo come hai fatto ad inventarti tutto All’improvviso piangerò, finché sei qui non lo farò non sarò il tuo tormento mi tengo ciò che sento
Cambiando convinzioni ritorno alle abitudini di ieri, di sempre, per sempre Cambiando convinzioni ritorno alle abitudini di ieri, di sempre, per sempre
E all’improvviso sento che il cuore mio si è spento mi chiedo come hai fatto ad inventarti tutto All’improvviso piangerò, finché sei qui non lo farò non sarò il tuo tormento mi tengo ciò che sento
In un giorno qualunque a Milano io e te il rumore della pioggia ci faceva stringere
Il tuo cuore batte a tempo
ritmo nuovo mai sentito
e da quel poco che lo ascolto
è già il mio pezzo preferito
mangio merda da vent’anni
ma non perdo l’appetito
e poi mi fanno pure fare
la scarpetta con il dito
labbra al gusto di fumo
mischiate col Pampero
rende la testa pesante
ma il cuore più leggero
e tu sei il cigno nero
stanco di seguire il branco
il cuore grande quanto il sole
ma freddo come il marmo
né giovani nè grandi
nel cuore piove grandine
stasera niente alcol
voglio bere le mie lacrime
una crepa sopra il petto
che diventa una voragine
al quale non puoi fare
le iniezioni di collagene
io sono senza scrupoli
e tu sei senza carattere
togliamoci i vestiti
ma teniamoci le maschere
se mi fissi bene
non vedrai i miei occhi sbattere
chi sogna ad occhi aperti
perde l’uso delle palpebre
La lacrima che brucia
il vento la consuma
il nero che mi sporca
tanto poi si lava
e tutto ciò che ho perso
io lo perdo ancora
mi tengo dentro il vuoto
che di te mi resta
E a cosa servirebbe
dirci che ci siamo amati
tanto quando esce il disco
ci saremo già lasciati
godiamoci il momento
perché prima o poi finisce
l’amore spesso prende
ma poi non restituisce
io sto ancora aspettando il cuore
che gli ho dato in prestito
se la vita insegna
io sono un alunno pessimo
è come se facessimo una gara
è un inizio lungo
ma alla fine non è poi così lontana
già, sei bella e dannata
la metà mancata di una mela avvelenata
e io cerco il sollievo in una dose di veleno
come chi è stato allattato
da chi ha le serpi in seno
con la consapevolezza
che non c’è certezza
vieni stammi vicina,
sì ma a distanza d’insicurezza
io ti ho dato un dito
invece tu mi hai preso il cuore
e sono sempre stato incline
agli sbalzi d’amore
La lacrima che brucia
il vento la consuma
il nero che mi sporca
tanto poi si lava
e tutto ciò che ho perso
io lo perdo ancora
mi tengo dentro il vuoto
che di te mi resta
E il tuo nome è stato scritto a matita
per poterti cancellare una volta finita
tra me e te sai
sei l’errore più bello della mia vita
il tuo nome è stato scritto a matita
per poterti cancellare una volta finita
tra me e te sai
sei l’errore più bello della mia vita
La lacrima che brucia
il vento la consuma
il nero che mi sporca
tanto poi si lava
e tutto ciò che ho perso
io lo perdo ancora
mi tengo dentro il vuoto
che di te mi resta.
Lei può esere il viso che non posso dimenticare
La scia di piacere o di rimpianto
Può essere il mio tesoro o il prezzo da pagare
Lei può essere la musica cantata d’estate
Può essere il freddo portato dall’autunno
Può essere centinaia di cose differenti
Come il misurare del tempo di un giorno
Lei può essere la bella o la bestia
Può essere la fame o l’abbondanza
Può cambiare ogni giorno nel paradiso o nell’inferno
Lei può essere lo specchio dei miei sogni
Il sorriso riflesso in un torrente
Le può non essere quello che sembra essere dentro al suo guscio
Lei che sembra sempre felice fra la gente
I suoi occhi possono essere cosi lucidi e cosi fieri
Nessuno ha il permesso di vederli quando piangono
Lei può essere l’amore che è troppo sperare che duri
Forse viene da me dall’ombra del passato
Ma la voglio ricordare fino al giorno in cui morirò
Lei può essere la ragione per la quale sopravvivo
Il motivo e il fine della mia vita
Quella di cui voglio prendermi cura durante gli anni difficili
Io, voglio prendere il suo sorriso e le sue lacrime
E farne miei souvenirs
Dove lei va io voglio esserci
Il significato della mia vita è lei
Lei
Andare via lontano a cercare un altro mondo dire addio al cortile, andarsene sognando.
E poi mille strade grigie come il fumo in un mondo di luci sentirsi nessuno. Saltare cent’anni in un giorno solo, dai carri dei campi agli aerei nel cielo. E non capirci niente e aver voglia di tornare da te.
Ciao amore, ciao amore, ciao amore ciao. Ciao amore, ciao amore, ciao amore ciao. Non saper fare niente in un mondo che sa tutto e non avere un soldo nemmeno per tornare.
No more tears, my heart is dry
I don’t laugh and I don’t cry
I don’t think about you all the time
But when I do – I wonder why
You have to go out of my door
And leave just like you did before
I know I said that I was sure
But rich men can’t imagine poor.
One day baby, we’ll be old
Oh baby, we’ll be old
And think of all the stories that we could have told
Little me and little you
Kept doing all the things they do
They never really think it through
Like I can never think you’re true
Here I go again – the blame
The guilt, the pain, the hurt, the shame
The founding fathers of our plane
That’s stuck in heavy clouds of rain.
One day baby, we’ll be old
Oh baby, we’ll be old
And think of all the stories that we could have told.
Traduzione
Un giorno
Non più lacrime, il mio cuore si è asciugato
io non rido e non piango
non penso a te tutto il tempo
ma qundo lo faccio – mi meraviglio del perchè
devi uscire dalla mia porta
e andare via proprio come facesti prima
so che di aver detto cdi essere sicura
ma i ricchi non riescono ad immaginarsi poveri
un giorno baby, saremo vecchi
Oh baby, saremo vecchi
e penseremo a tutte le storie che avremmo potuto raccontare
il piccolo me e la piccola te
continuano a fare tutte le cose che facevano
Loro non ci riflettono mai veramente
come io non riesco a pensarti vera (questa strofa potrebbe essere sbagliata)
eccomi ancora- la responsabilità
la colpa, il dolore, la ferita, la vergogna
l’ideatore del nostro piano
tutto questo è bloccato in pesanti nuvole di pioggia
un giorno baby, saremo vecchi
Oh baby, saremo vecchi
e penseremo a tutte le storie che avremmo potuto raccontare
Mi manchi
come manca il mare a un’isola
come ad un bottone l’asola
come un mese a un calendario
e a un teatro il suo sipario
a una suora il suo rosario
come le ali a un aereoplano
l’altalena ad un bambino
la sua patria a un emigrato
Mi manchi
come l’ago ad un pagliaio
allo Yeti il suo ghiacciaio
come il vento agli aquiloni
come il cacio ai maccheroni
e la penna ad un notaio
come manca un pesce all’amo
come a volte manca il fiato
e a me dirti che ti amo
Lo nasconderò
questo nostro amore
perchè tu non lo veda
perchè tu non ci creda
quando ti dirò che ti amo ancora
e che mi manchi…
Mi manchi
come le radici a un albero
come il campo ad un trattore
come al lampo manca il tuono
e al peccato il suo perdono
al mercato il suo frastuono
al ciclista la discesa
a un altare la sua chiesa
ed a Dio la mia preghiera
Lo nasconderò
questo grande amore
perchè il mondo non veda
perchè tu non ci creda
quando ti dirò che ti amo ancora
…che ti amo ancora…
e che mi manchi…
…quando ti dirò che ti amo ancora
e che mi manchi…
Mi manchi
come tela ad un pittore
come adesso le parole
come a me manca il tuo amore
Non siete Stato voi che parlate di libertà
come si parla di una notte brava dentro
i lupanari.
Non siete Stato voi che
trascinate la nazione dentro il buio
ma vi divertite a fare i luminari.
Non
siete Stato voi che siete uomini di
polso forse perché circondati da una
manica di idioti.
Non siete Stato voi
che sventolate il tricolore come in
curva e tanto basta per sentirvi patrioti.
Non
siete Stato voi né il vostro parlamento
di idolatri pronti a tutto per ricevere
un’udienza.
Non siete Stato voi che
comprate voti con la propaganda ma
non ne pagate mai la conseguenza.
Non
siete Stato voi che stringete tra le
dita il rosario dei sondaggi sperando
che vi rinfranchi.
Non siete Stato
voi che risolvete il dramma dei disoccupati
andando nei salotti a fare i saltimbanchi.
Non
siete Stato voi. Non siete Stato, voi.
Non
siete Stato voi, uomini boia con la
divisa che ammazzate di percosse i
detenuti.
Non siete Stato voi con gli
anfibi sulle facce disarmate prese
a calci come sacchi di rifiuti.
Non
siete Stato voi che mandate i vostri
figli al fronte come una carogna da
una iena che la spolpa.
Non siete Stato
voi che rimboccate le bandiere sulle
bare per addormentare ogni senso di
colpa.
Non siete Stato voi maledetti
forcaioli impreparati, sempre in cerca
di un nemico per la lotta.
Non siete
Stato voi che brucereste come streghe
gli immigrati salvo venerare quello
nella grotta.
Non siete Stato voi col
busto del duce sugli scrittoi e la
costituzione sotto i piedi.
Non siete
Stato voi che meritereste d’essere
estripati come la malerba dalle vostre
sedi.
Non siete Stato voi. Non siete
Stato, voi.
Non siete Stato voi che
brindate con il sangue di chi tenta
di far luce sulle vostre vite oscure.
Non
siete Stato voi che vorreste dare voce
a quotidiani di partito muti come sepolture.
Non
siete Stato voi che fate leggi su misura
come un paio di mutande a seconda dei
genitali.
Non siete Stato voi che trattate
chi vi critica come un randagio a cui
tagliare le corde vocali.
Non siete
Stato voi, servi, che avete noleggiato
costumi da sovrani con soldi immeritati,
siete
voi confratelli di una loggia che poggia
sul valore dei privilegiati
come voi
che i mafiosi li chiamate eroi e che
il corrotto lo chiamate pio
e ciascuno
di voi, implicato in ogni sorta di
reato fissa il magistrato e poi giura
su Dio:
“Non sono stato io”.
Appalti truccati, trapianti truccati, motorini truccati che scippano donne truccate; il visagista delle dive e’ truccatissimo.
Papaveri e papi, la donna cannolo, una lacrima sul visto:
Italia si’ Italia no Italia bum, la strage impunita.
Puoi dir di si’ puoi dir di no, ma questa e’ la vita.
Prepariamoci un caffe’ , non rechiamoci al caffe’ : c’e’ un commando che ci aspetta per assassinarci un po’.
Commando si’ commando no, commando omicida.
Commando pam commando papapapapam, ma se c’e’ la partita
il commando non ci sta e allo stadio se ne va,
sventolando il bandierone non piu’ sangue scorrera’ ;
infetto si’ ? Infetto no? Quintali di plasma.
Primario si’ primario dai , primario fantasma ,
io fantasma non saro’ e al tuo plasma dico no.
Se dimentichi le pinze fischiettando ti diro’
“fi fi fi fi fi fi fi fi ti devo una pinza,
fi fi fi fi fi fi fi fi, ce l ‘ ho nella panza”.
Viva il crogiuolo di pinze. Viva il crogiuolo di panze.
Quanti problemi irrisolti ma un cuore grande cosi’.
Italia si’ Italia no Italia gnamme, se famo du spaghi.
Italia sob Italia prot, la terra dei cachi.
Una pizza in compagnia, una pizza da solo;
un totale di due pizze e l’Italia e’ questa qua.
Fufafifi’ fufafifi’ Italia evviva. Italia perfetta, perepepe’ nanananai. Una pizza in compagnia, una pizza da solo: in totale molto pizzo, ma l ‘ Italia non ci sta. Italia si’ Italia no, Italia si’
ue’ , Italia no ,ue’ ue’ ue’ ue’ ue’.
Perche’ la terra dei cachi e’ la terra dei cachi. No.
Respirando la polvere dell’auto che ti porta via,
mi domando
perché più ti allontani e più mi sento mia.
Respirando
il primo dei ricordi che veloce appare
sto fumando
mentre entri nel cervello e mi raggiungi il cuore.
Proprio in fondo al cuore,
senza pudore
per cancellare
anche il più antico amore.
Respirandoti,
io corro sulla strada senza più frenare,
respirandoti,
sorpasso sulla destra e vedo un gran bagliore
Lontano una sirena e poi nessun rumore.
Lasciarti è fra i dolori quel che fa più male.
Fra tanta gente nera una cosa bella tu al funerale.
Respirando
pensieri un po’ nascosti mentre prendi il sole
ti stai accorgendo
“che un uomo vale un altro” sempre no non vale.
Respirando più forte
ti avvicini al mare.
Stai piangendo.
Ti entro nel cervello e ti raggiungo il cuore.
Proprio in fondo al cuore
senza pudore
per cancellare
anche il più nuovo amore.
Respirandomi
ti vesti e sorridendo corri e poi sei fuori
Respirandomi
tu metti in moto l’auto e accarezzi i fiori.
Lontano una sirena e poi nessun rumore. Dolore e una gran gioia che addolcisce il male.
Fra tanta gente nera una cosa bella tu a me uguale.
Respirandoci ,
guardiamo le campagne che addormenta il sole.
Respirandoci,
le fresche valli, i boschi e le nascoste viole.
le isole lontane, macchie verdi e il mare,
i canti delle genti nuove all’imbrunire.
Si intitola ”L’uomo piu’ semplice” e’ gia’ dal titolo si intuisce l’ironia che da sempre contraddistingue Vasco Rossi.
Il nuovo brano, prodotto da Vasco, sara’ in tutte le radio da domattina contemporaneamente e disponibile in versione digitale.
Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi
ha già troppi impegni per scaldar la gente d’altri paraggi,
una bimba canta la canzone antica della donnaccia
quello che ancor non sai tu lo imparerai solo qui tra le mie braccia.
E se alla sua età le difetterà la competenza
presto affinerà le capacità con l’esperienza
dove sono andati i tempi di una volta per Giunone
quando ci voleva per fare il mestiere anche un po’ di vocazione.
Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino
quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino
li troverai là, col tempo che fa, estate e inverno
a stratracannare a stramaledire le donne, il tempo ed il governo.
Loro cercan là, la felicità dentro a un bicchiere
per dimenticare d’esser stati presi per il sedere
ci sarà allegria anche in agonia col vino forte
porteran sul viso l’ombra di un sorriso tra le braccia della morte.
Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone
forse quella che sola ti può dare una lezione
quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie
quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie.
Tu la cercherai, tu la invocherai più di una notte
ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette
quando incasserai delapiderai mezza pensione
diecimila lire per sentirti dire “micio bello e bamboccione”.
Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
In quell’aria spessa carica di sale, gonfia di odori
lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano
quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano.
Se tu penserai, se giudicherai
da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni più le spese
ma se capirai, se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo.
Fabrizio De Andrè quando gli chiesero se si riteneva un poeta. Rispose più o meno così:
“Siccome lessi da qualche parte Benedetto Croce sostenere che da giovani tutti sono poeti, e da adulti o sono veri poeti o sono cretini, io nel dubbio mi preferisco definire autore di testi per canzone”.
Italian Songbook Vol. 1 è il quinto album da solista del cantante italiano Morgan, pubblicato nel 2009
Morgan si propone di reinterpretare esclusivamente vocalmente (per la prima volta non suona alcuno strumento) quei brani databili fine anni cinquanta inizio anni sessanta, periodo in cui la musica italiana si poteva permettere il lusso di fare scuola perfino all’estero, scritti da artisti del calibro di Umberto Bindi, Domenico Modugno, Gino Paoli, Luigi Tenco, Sergio Endrigo, Piero Ciampi e tanti altri.
Quando sei qui con me questa stanza non ha più pareti ma alberi, alberi infiniti quando sei qui vicino a me questo soffitto viola no, non esiste più. Io vedo il cielo sopra noi che restiamo qui abbandonati come se non ci fosse più
Suona un’armonica
niente, più niente al mondo.
mi sembra un organo che vibra per te e per me su nell’immensità del cielo.
Cerco l’estate tutto l’anno
e all’improvviso eccola qua.
Lei è partita per le spiagge
e sono solo quassù in città,
sento fischiare sopra i tetti
un aeroplano che se ne va.
Azzurro,
il pomeriggio è troppo azzurro
e lungo per me.
Mi accorgo
di non avere più risorse,
senza di te,
e allora
io quasi quasi prendo il treno
e vengo, vengo da te,
ma il treno dei desideri
nei miei pensieri all’incontrario va.
Sembra quand’ero all’oratorio,
con tanto sole, tanti anni fa.
Quelle domeniche da solo
in un cortile, a passeggiar…
ora mi annoio più di allora,
neanche un prete per chiacchierar…
Azzurro,
il pomeriggio è troppo azzurro
e lungo per me.
Mi accorgo
di non avere più risorse,
senza di te,
e allora
io quasi quasi prendo il treno
e vengo, vengo da te,
ma il treno dei desideri
nei miei pensieri all’incontrario va.
Cerco un po’ d’Africa in giardino,
tra l’oleandro e il baobab,
come facevo da bambino,
ma qui c’è gente, non si può più,
stanno innaffiando le tue rose,
non c’è il leone, chissà dov’è…
Azzurro,
il pomeriggio è troppo azzurro
e lungo per me.
Mi accorgo
di non avere più risorse,
senza di te,
e allora
io quasi quasi prendo il treno
e vengo, vengo da te,
ma il treno dei desideri
nei miei pensieri all’incontrario va.
"Sempre e per sempre, dalla stessa parte, mi troverai."
Francesco De Gregori
‘Sempre e per sempre’
Pioggia e sole cambiano la faccia alle persone. Fanno il diavolo a quattro nel cuore e passano e tornano e non la smettono mai.
Sempre e per sempre tu ricordati dovunque sei, se mi cercherai.
Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai Ho visto gente andare, perdersi e tornare e perdersi ancora e tendere la mano a mani vuote E con le stesse scarpe camminare per diverse strade o con diverse scarpe su una strada sola.
Tu non credere se qualcuno ti dirà che non sono più lo stesso ormai .
Pioggia e sole abbaiano e mordono ma lasciano, lasciano il tempo che trovano.
E il vero amore può nascondersi, confondersi ma non può perdersi mai:
Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai.
Fa’ che io canti presto le cose che sei. Fammi fermare il tempo che danza tra noi. Lascia che sia respiro finché tu ci sei il mio saluto al giorno per non lasciarsi andare mai.
Io vorrei che il mio viaggio di gran vagabondo finisse con te e per noi diventasse respiro quell’esserci amati, annullati, divisi, rincorsi, appagati.
Voglio che sia respiro l’amore tra noi per non piegarsi dentro per darsi di più. Lascia che sia respiro finché tu ci sei il mio saluto al giorno per non lasciarsi andare
Io vorrei che il mio viaggio di gran vagabondo finisse con te e per noi diventasse respiro quell’esserci amati, annullati, divisi, rincorsi, appagati.
E vorrei che ogni volta che cerchi qualcosa cercassi di me e per noi diventasse respiro la nostra canzone diventasse respiro lo stesso ricordo di noi.
Voglio che sia respiro l’amore tra noi per non piegarsi dentro per darsi di più. Lascia che sia respiro finché tu ci sei il mio saluto al giorno per non lasciarsi andare mai.
RICONOSCO LA MIA INUTILITA’
INETTITUDINE INCAPACITA’
SONO IN VIAGGIO DI RICOGNIZIONE
COMPAGNA AMICA LA MIA DISPERAZIONE
SI CELA UN SEGRETO CHE TENGO PER ME
E PIANGENDO SILENZIOSA INGOIO LE MIE LACRIME
DELINEATO NON C’è PIU’ ALCUN CONFINE
IN QUESTA NOTTE BUIA SCURA SENZA FINE
MA IL SANGUE SCORRE ANCORA
CALDO NELLE VENE
IL CUORE BATTE FORTE
E NON SMETTE DI PULSARE
EPPURE MANCA L’ARIA NON RIESCO A RESPIRARE
MORTE INTERIORE A LIVELLO CEREBRALE!
SI CELA UN SEGRETO CHE TENGO PER ME
E PIANGENDO SILENZIOSA INGOIO LE MIE LACRIME
DELINEATO NON C’è PIU’ ALCUN CONFINE
IN QUESTA NOTTE BUIA SCURA SENZA FINE
SCORDATI DI ME .. HO CESSATO DI ESISTERE
SCORDATI DI ME .. NON VOGLIO PIU’ RINASCERE
LASCIAMI ORA CHE .. MI SENTO COSI’IN PACE
LASCIAMI ORA CHE .. MI SENTO PIU’ FELICE
VITA SE MI VUOI DEVI RICONQUISTARMI
VITA SE MI VUOI COSTRINGIMI AD AMARMI
STRINGIMI DI PIU’ .. ABBRACCIAMI PIU’ FORTE
STRINGIMI DI PIU’ .. ACCAREZZA LA MIA FRONTE
STRINGIMI DI PIU’ .. CONSOLA LA MIA ANSIA
STRINGIMI DI PIU’ .. RIDAMMI LA SPERANZA
E’ bella e triste
musica che mi giri attorno
diamante prezioso ti sento
mi par di toccarti
vibri nell’aria
accarezzi i miei sensi
amante sei di una notte d’amore
là sei dentro di me
m’invadi l’anima
dovunque in ogni momento arrivi in qualsiasi parte
perché arrivi dove l’amore tradisce
musica musica musica
l’orologio pazzo ha suonato tutte le tue ore
lontana più lontana da tutte le stelle
ti addormenti tra le mie braccia
nell’indolenza di questo amore
morto tra le note della tua musica.
Può darsi ch’io non sappia cosa dico, scegliendo te – una donna – per amico, ma il mio mestiere è vivere la vita che sia di tutti i giorni o sconosciuta; ti amo, forte, debole compagna che qualche volta impara e a volte insegna. L’eccitazione è il sintomo d’amore al quale non sappiamo rinunciare. Le conseguenze spesso fan soffrire, a turno ci dobbiamo consolare e tu amica cara mi consoli perché ci ritroviamo sempre soli. Ti sei innamorata di chi? Troppo docile, non fa per te. Lo so divento antipatico ma è sempre meglio che ipocrita. D’accordo, fa come vuoi I miei consigli mai. Mi arrendo fa come vuoi ci ritroviamo come al solito poi Ma che disastro, io mi maledico ho scelto te – una donna – per amico, ma il mio mestiere è vivere la vita che sia di tutti i giorni o sconosciuta; ti odio forte, debole compagna che poche volte impara e troppo insegna. Non c’è una gomma ancor che non si buchi. Il mastice sei tu, mia vecchia amica. La pezza sono io, ma che vergogna. Che importa, tocca a te, avanti, sogna. Ti amo, forte, debole compagna che qualche volta impara e a volte insegna. Mi sono innamorato? Sì, un po’. Rincoglionito? Non dico no. Per te son tutte un po’ squallide. La gelosia non è lecita. Quello che voglio lo sai, non mi fermerai Che menagramo che sei, eventualmente puoi sempre ridere poi Ma che disastro, io mi maledico ho scelto te – una donna – per amico, ma il mio mestiere è vivere la vita che sia di tutti i giorni o sconosciuta; ti amo forte, debole compagna che qualche volta impara e qualche insegna.
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